Presseschau

Cooperazione (COOP) vom 01.02.2011

Riparto da qui

Daniel Unal (21) è uno dei calciatori più promettenti che il vivaio ticinese abbia prodotto negli ultimi anni, ma la sua carriera fatica a decollare. Restano pochi mesi di contratto con l’ FC Basel per dare un calcio al passato e tentare di recuperare il tempo perso.

Testo: angelo dandrea Foto: pino covino

Daniel Unal non vuole essere intervistato: «È un momento difficile della mia carriera e non me la sento». Sembra la scusaprêt-à-porter di un ragazzo riservato; in realtà è una giustificazione, che racchiude tutta la frustrazione di un giovane talento inespresso. La carriera di Unal è la parabola discendente di un sedicenne, che bruciando le tappe s’è scottato morale e sedere. Ora ha ventun’anni e cerca – di nuovo – il riscatto con l’FC Basel in Super League.

Nel 2006, a sedici anni, Daniel esordisce in Challenge League con l’AC Bellinzona di Vladimir Petkovic. «Lui mi dava fiducia e io giocavo bene». Nel 2008 si trasferisce all’AS Roma per giocare nel campionato primavera, dove militano i calciatori delle società di Serie A in età compresa tra i 15 e i 20 anni. L’artefice del trasferimento è Alessandro Beltrami – agente di Valon Behrami. Un primo grande passo che oggi Daniel non rifarebbe. «La Roma mi ingaggiò in prestito con diritto di riscatto, senza un progetto di sviluppo. Umanamente fu un anno difficile: ero minorenne, lontano dalla famiglia, chiuso in una pensione e – senza fare cifre – guadagnavo poco». L’attenuante di una scelta così precoce e così sbagliata è presto detta. «Ero tifoso della Roma e mi sembrò di realizzare un sogno».

Nel 2009, l’esperienza italiana si conclude con 27 presenze e 4 gol, ma l’AS Roma non lo riscatta. Nello stesso anno Daniel gioca con la Svizzera – da capitano – l’Europeo U19 in Ucraina. È un momento particolare; una fase di transizione in cui c’è da fare delle scelte. Unal rinuncia ad avere un agente e sceglie di gestire i propri interessi in famiglia. «È un tema delicato che preferisco non approfondire. Ho rinunciato all’ipotesi di grandi contratti, privilegiando una gestione meno redditizia e più vicina a me». A fine estate, L’FC Basel lo ingaggia per tre anni, ma la sfortuna arriva con la fattura in mano: infortunio al ginocchio e tre mesi di stop. Specialisti e diagnosi si moltiplicano come pani e pesci, ma nessuno è in grado di identificare e risolvere il problema. «Ancora oggi, quando faccio certi movimenti, sento dolore. Ho imparato a conviverci». Dopo il ginocchio, si inceppa la caviglia: operazione e un altro mese di stop. Quando Daniel torna in campo, l’FC Basel sembra averlo messo un po’ da parte. «Sono tornato ad allenarmi con la prima squadra, ma giocavo con l’U21. Soffrivo perché sentivo di non riuscire più ad essere il giocatore che ero e che avrei voluto essere».

Il contratto con l’FCBscade a fine stagione. Thorsten Fink lo sta provando in precampionato nel ruolo di terzino sinistro, come alternativa al cigolante Behrang Safari: «Sono un centrocampista offensivo abbastanza tecnico, ma pur di giocare faccio anche il terzino». L’estate in arrivo sarà il crocevia decisivo nella carriera di Daniel. «Vedrò che opzioni avrò e deciderò cosa fare». Giocheresti per una squadra di Challenge League, magari per il Lugano? «Certo, non ne faccio né una questione di soldi, né di livello. Voglio solo giocare e avere la fiducia di chi mi sta intorno».

Archiviato il capitolo calcio, mi concede qualche dettaglio di vita privata, ma, in regola con la sua riservatezza, senza esagerare. Di origini aramaiche, Daniel è cresciuto in Svizzera ed è figlio di un pastore ortodosso – «Prego tutte le sere» – dice di amare Basilea – «Una città bella e vivibile» – ma preferisce non sbilanciarsi sulla sua vita sentimentale; dice solo di stare bene e non resta che credergli.

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